Es ist ein erstaunliches und überraschendes Buch. Es fordert heraus. Es gibt keine Tragik, obwohl die Geschehnisse furchtbar sind. Weshalb? Die Protagonist:innen scheinen keinen Wertekonflikt zu haben. Sie arrangieren sich und versuchen das Bestmögliche für den Clan herauszuholen. Dabei schrecken sie auch vor Gewalt nicht zurück. Es sind hungernde und hart arbeitende Menschen, die sich etwas erarbeiten, um dann alles erneut zu verlieren, weil sich die Geschehnisse überwerfen und sie sich nicht mehr genug schnell anpassen können.
Entlang der aus der Sicht des Enkels erzählten Familiengeschichte der Perruzzis erfahren wir 40 Jahre italienische Geschichte. Die Perruzzis, die am Anfang noch sozialistische Sympathien pflegen, konvertieren zu treuen Duce Verehrer:innen und arrangieren sich mit dem System. Es ist die Perspektive der Armen, die weder vor noch während des Faschismus aus der Armut fanden. Der Wohlstand kam für viele erst in den 60er Jahren.
Antonio Pennacchi beschreibt in Canale Mussolini in vielen Details den Alltag und die Arbeitsabläufe der Pächter:innen und Tagelöhner:innen anfangs des 20. Jahrhunderts bis Ende des Zweiten Weltkrieges in Norditalien und macht damit deren Kenntnisse sichtbar. Der Autor selber ist in der Po-Ebene, wo der Roman hauptsächlich spielt, aufgewachsen und lebte bis zu seinem Tode dort. Er hat in seinem Leben auch mehrmals die politischen Lager gewechselt, aber wohl eher aus Überzeugung und weniger wegen des Hungers. Er stellt in Canale Mussolini immer wieder Bezüge zu heute her und es schwindelt einen, wie sich die Handhabungen und Argumentationen ähneln. Antonio Pennacchi rechtfertigt den Opportunismus und die Gewalt seiner Protagonist:innen nicht. Er ist jedoch empathisch mit den Menschen, die nicht freiwillig ihre Heimat in Italien verlassen haben, um Nutzniesser:innen dieser schon zu römischen Zeiten angegangenen Trockenlegung der Po-Ebene zu werden. Ein etwas anderes Geschichtsbuch. Sehr interessant. ap
Klappentext:Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l'acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Un vero e proprio esodo. Contadini emiliani, veneti e friulani lasciano le proprie terre, dove non rimaneva altro che stare a "puzzarsi di fame" e diventano i primi attori del nuovo sogno italico di grandezza.
Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti. E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l'eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.
Un poema grandioso che, con il respiro delle grandi narrazioni, intreccia le vicende drammatiche e sorprendenti dei suoi protagonisti a quelle, non meno travagliate, di mezzo secolo di storia italiana. Antonio Pennacchi rievoca il passato controverso e insieme epico della nazione, animando ricordi e fantasmi con uno sguardo sempre lucido, ironico e spiazzante, ma soprattutto carico di pietas e profonda commozione per i propri personaggi, per quelle tre generazioni accanimento contro le sferzate del destino che sembra non concedere tregua.
Über die Autorin / über den Autor:Antonio Pennacchi (Latina 1950-2021), impregnato fin da giovanissimo in politica e operaio in fabbrica a turni di notte fino a cinquant'anni, ha esordito come scrittore ne 1994 con il romanzo, cui seguono Palude (1995) e Una nuvola rossa (1998, nuova edizione con il titolo Il delitto di Agora, 2018). Con Mondadori ha pubblicato Il fasciocomunista (2003, premio Napoli), da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico, i racconti di Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni (2006), e la grande saga delle paludi pontine composta da Canale Mussolini (2010, Premio Strega e Premio Aqui Storia), Canale Mussolini. Parte seconda (2015) e La strada del mare (2020). È stato inoltre autore del fantascientifico Storia di Karel (2013), di Camerata Neandertal (2014) di saggi tra cui Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (2008).
Preis: CHF 19.00